Fonte: http://www.japanfocus.org/-Tanaka-Sakai/3418
Perché la Guardia Costiera giapponese, il 7 settembre, ha arrestato il capitano di un peschereccio e ha trattenuto la sua barca, facendo esplodere una delle più gravi dispute tra Giappone e Cina degli ultimi decenni? Il giornalista d’inchiesta Tanaka Sakai non offre una risposta definitiva nella seguente analisi sulle origini del conflitto, documentata storicamente, e geopoliticamente. La sua analisi dettagliata dell’Accordo sulla Pesca tra Cina e Giappone e l’attuazione di questo e di altri accordi, mostra, definitivamente, che l’azione giapponese ha segnato un distacco impressionante dalle politiche che erano risultate efficaci sin almeno al 1978, quando la Cina e il Giappone ripresero le relazioni diplomatiche e Deng Xiaoping stilò un accordo per rinviare l’azione sulle rivendicazioni riguardanti le isole di Senkaku/Diaoyutai. Tanaka, il quale scrive dieci giorni dopo l’incidente, ha osservato che “la disputa marittima attorno alle isole Senkaku, insieme alle isole Nansha e il Mar Giallo, ha raggiunto una notevole importanza su scala globale in merito alla quale la Cina e i paesi attorno ad essa, si affrontano tra loro anche grazie all’interesse che gli USA manifestano”. Tanaka colloca l’incidente, che implica non solo una risoluzione lontana, ma perfino conseguenze disastrose, nel cambiamento delle politiche adottate dall’amministrazione del Partito Democratico Giapponese, e nelle politiche statunitensi rivolte al Giappone, la Corea e la Cina. Col rilascio del capitano cinese, e con la richiesta congiunta di Stati Uniti e ASEAN di giungere ad una negoziazione per assicurare la sicurezza della navigazione nel sud del Mare Cinese, è necessario rivedere l’incidente e collocarlo all’interno dei parametri sui quali poggia la geopolitica Asiatico-Pacifica.
Il 7 settembre si è verificato un incidente nel quale un peschereccio cinese ha tentato di speronare un’imbarcazione della Guardia Costiera giapponese dalla quale in quel momento era inseguito, e che stava effettuando dei controlli sui traffici illeciti a quindici chilometri da Kubajima (in cinese Huangweiyu), un’isola dell’arcipelago di Senkaku (Diaoyutai) geograficamente situata all’interno della giurisdizione di Okinawa. Dopo la collisione, il capitano e gli altri membri dell’equipaggio sono stati arrestati dalla Guardia Costiera giapponese per aver interferito con le indagini. In quel momento, più di 100 imbarcazioni cinesi stavano pescando nella zona.
Kubajima (in cinese Huangweiyu, “l’isola dalla coda gialla”) facente parte delle isole Senkaku è, nella pratica, controllata dal Giappone, ma la Cina e Taiwan (Zhonghua Minguo) ne rivendicano il possesso. In Giappone, tanto tempo fa, l’isola era chiamata Kobi (coda gialla). La Cina guarda alle isole Senkaku come ad una provincia di Taiwan. Dal punto di vista giapponese, l’imbarcazione cinese ha violato il territorio giapponese (l’area marittima situata all’interno delle dodici miglia nautiche di Kubajima, definita zona contigua, che rimane territorio giapponese) e stava pescando illegalmente. Così il Giappone ha arrestato il capitano per aver interferito nelle indagini e nell’esercizio delle attività della Guardia Costiera. Tuttavia, dal punto di vista cinese, un’imbarcazione cinese, operando all’interno di acque cinesi fuori da Taiwan, considerate a tutti gli effetti acque territoriali cinesi, è stata trattenuta dalla Guardia Costiera giapponese che, in base a queste considerazioni, è considerata un soggetto estero. (Dal punto di vista di Taiwan (ZHMG), l’equipaggio del peschereccio è stato arrestato dalla Guardia Costiera giapponese all’interno delle sue acque territoriali, un’area che è parte della prefettura di Ilan,).
Sfruttando il vantaggio di questo incidente, i mass media giapponesi hanno iniziato a minacciare i sostenitori della questione territoriale riguardante le isole Senkaku ritenendolo un atteggiamento sleale e non patriottico. Renho, un membro del gabinetto del Partito Democratico giapponese di origini taiwanesi (cinesi), ha affermato che “le isole Senkaku sono una questione territoriale”, innescando un grande tumulto, poiché questa visione differisce dalla linea del governo. Renho ha così dovuto rettificare la propria affermazione.
Un articolo del giornale Sankei apparso sulla versione online riportava su tale incidente il titolo satirico “Con una spazzata ha emendato il suo discorso”. Questo articolo, caratterizzato da un umorismo non intenzionale, è taggato alle voci “questioni territoriali, argomenti correlati”.
Il Wall Street Journal ha riportato un articolo interessante il dodici settembre. Dato che il Journal è un organo di stampa politicamente schierato a destra, qualcuno potrebbe pensare che abbia affermato “il Giappone ha ragione e la Cina torto”. Ma non è questo il caso. L’articolo è intitolato “Il punto critico dell’altro Mare Cinese”, e segue le motivazioni delle isole Nansha nel Mare Cinese del Sud, sulle quali il Segretario di Stato Clinton ha interferito attraverso delle dichiarazioni, esprimendo il proprio disappunto con la Cina. Il problema delle isole Senkaku è adesso palesato. Il Journal ha scritto: “Un accordo sulla pesca del 1997 permette ai pescatori di entrambe le nazionalità di operare senza regolamentazione intorno alle isole. Perciò non è chiaro perché la Guarda Costiera giapponese abbia avuto bisogno di fermare il peschereccio cinese. La tensione continua a crescere perché le autorità giapponesi hanno imprigionato il capitano cinese, Zhan Qixiong, con il sospetto di aver speronato deliberatamente la Guardia Costiera. Ma la marina giapponese ha come precedente una storia di manovre aggressive in quest’area, ad esempio l’affondamento di una nave di Hong Kong impegnata in una protesta nel giugno del 1998 e di un’imbarcazione sportiva taiwanese nel 2008”. Così il giornale è scettico su ciò che afferma il governo, e critica il Giappone dietro le quinte. “Pechino è diffidente dall’apparire morbido nei confronti del Giappone agli occhi degli attivisti Taiwanesi e di Hong Kong, i quali periodicamente noleggiano le barche verso l’isola. Perciò non è una sorpresa il fatto che ci sia l’esplosione di una retorica bellicosa emanata occasionalmente dal Ministro degli Esteri. Comunque, il record cinese di provare a facilitare la questione delle acque territoriali è anche lodevole, cominciando dalla visita di Deng Xiaoping in Giappone nel 1978, quando egli fu d’accordo ad accantonare il problema per risolverlo a favore delle generazioni future. I manifestanti dalla terraferma si sono guardati dal compiere il loro pellegrinaggio. Esattamente perché è molto pericoloso, Pechino ha ragione ad essere timorosa per paura del contraccolpo, se provasse a sfruttare il problema”.
Senkaku e dintorni sono aldilà degli obiettivi dell’accordo sulla pesca.
L’accordo sulla pesca, al quale si riferisce il Wall Strett Journal, è stato stilato tra il Giappone e la Cina nel 1997 ed è entrato in vigore nel 2000. Tuttavia, in base alle mie ricerche, l’accordo non prevede un regolamento preciso sulle operazioni nell’area adiacente al mare che bagna le isole Senkaku. Un articolo scritto in lingua giapponese e disponibile sul web, parlando dell’accordo tra Cina e Giappone del 1997, afferma che “ riguardo alle isole Senkaku e alle zone limitrofe, il linguaggio compromettente cerca di stabilire un’area provvisoria del territorio marittimo. All’interno di tale area provvisoria, i pescherecci dei rispettivi paesi possono operare senza permesso da parte dell’altro paese e il proprio paese ha il diritto di regolamentazione solo sulle imbarcazioni che espongono la propria bandiera”. Tuttavia, in base alle mie ricerche, ciò risulta fin troppo impreciso.
Quando ho letto il testo dell’accordo sulla pesca del 1997 (Accordo tra Giappone e Cina sulla Pesca), l’articolo 7 definisce le aree provvisorie del mare. Tuttavia, queste aree sono comprese tra i 27 gradi di latitudine Nord e il Nord più lontano. Il mare territoriale delle isole Senkaku è localizzato tra i gradi 25 e 26 di latitudine Nord e non è incluso all’interno dell’area marittima provvisoria. La linea del grado 27 di latitudine Nord è a circa 100 chilometri a nord dalle isole Senkaku, e l’area economica esclusiva vicina alle isole (un raggio di 200 miglia nautiche, vale a dire 370 chilometri) a nord di quest’area è inclusa nell’area provvisoria del mare dove le imbarcazioni cinesi e giapponesi possono operare liberamente. Tuttavia, il mare intorno alle isole Senkaku, dove la Guardia Costiera ha catturato un peschereccio cinese, è fuori dall’area provvisoria del mare.
Il Mare Orientale Cinese, a nord dei 27 gradi di latitudine nord intorno alle isole di Senkaku, all’inizio, è fuori dall’area specificata nell’accordo sulla pesca del 1997 tra Cina e Giappone; è esclusa dall’area descritta nell’articolo 6 (b). Prima del 1997, gli accordi sulla pesca tra Cina e Giappone erano stati conclusi, per esempio nel 1955 e nel 1965. (Ciò accadeva prima dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche, perciò erano accordi civili). In nessuno dei due casi, il 27esimo grado di latitudine Nord rappresentava un obiettivo per l’accordo. In altre parole non c’è un accordo sulla pesca tra Cina e Giappone che riguardi le aree circostanti alle isole Senkaku.
L’accordo sulla pesca tra Cina e Giappone era stato concluso poiché negli anni ’50 e ’60 i pescherecci giapponesi operavano frequentemente all’interno o vicino i mari territoriali cinesi del Mare Orientale Cinese e nel Mar Giallo. La Cina, che non aveva a disposizione un’alta tecnologia nell’ambito della pesca, protestava nei confronti della pesca casuale giapponese. Nel 1958 la Cina annunciò la sua intenzione di voler allargare la sua area di giurisdizione marittima da tre a dodici miglia nautiche. Ma il Giappone, il quale aveva la propria attività di pesca vicino alle acque territoriali cinesi, non riconobbe a Pechino questo diritto. La Cina cominciò a contestare la posizione giapponese riguardo alle isole Senkaku dopo che gli Stati Uniti le designarono come parte del territorio giapponese (Okinawa, Giappone) al tempo della restituzione di Okinawa al Giappone nel 1972. Quando il Trattato di Pace e di Amicizia tra Cina e Giappone fu completato nel 1978, su proposta di Deng Xiaoping, la Cina e il Giappone rinviò la disputa territoriale sulle isole Senkaku.
La Cina, che ha conseguentemente raggiunto la crescita economica con una certa rapidità, ha voluto trarre risorse energetiche e derivanti dalla pesca dalle isole Senkaku e dal Mare Cinese Orientale. Ha approvato la Legge Navale nel 1992, che includeva il diritto territoriale sulle isole Senkaku. Le imbarcazioni cinesi cominciarono a pescare nel mare circostante le isole Senkaku. Cominciò anche lo sfruttamento dei bacini di gas nel Mar Cinese orientale.
La Guardia Costiera giapponese ha dislocato delle motovedette per effettuare dei controlli sulle imbarcazioni cinesi intorno alle isole Senkaku, ma non ha mai arrestato o fermato una nave cinese, nonostante monitorasse costantemente le imbarcazioni tra Taiwan e Hong Kong. Nel mare territoriale di Senkaku, in parte a causa dell’accordo con Deng Xiaoping per rimandare la disputa territoriale tra il Giappone e la Cina, entrambi i paesi hanno adottato un atteggiamento per evitare il conflitto a livello governativo, sebbene gli attivisti politici tra la popolazione abbiano richiesto la protezione delle isole Senkaku/Diaoutai.
Questa volta, comunque, le autorità giapponesi hanno fermato un’imbarcazione cinese e arrestato il capitano. Questo è un evento che ha fatto epoca e che indica un capovolgimento di politiche nei confronti della Cina.
Il governo giapponese ha affermato che è normale fermare un’imbarcazione che collide con un’altra nave e che la rabbia del governo cinese è ingiustificata. Il tono assunto dai mass media in Giappone è simile. E la Cina è incapace di elaborare un contro-argomento perché di fatto non ce ne sono. Non si può dire se l’imbarcazione cinese o la nave della Guardia Costiera abbia colpa nella collisione. Il People’s State ha semplicemente affermato che “in Giappone è stato riportato che il peschereccio ha provocato la collisione”. Dato che il governo cinese non ha potuto discutere su quanto accaduto al momento dell’occasione, le proteste continuano.
I mari territoriali dell’isola di Senkaku si trovano aldilà degli obiettivi dell’Accordo sulla Pesca tra Cina e Giappone, ma ci sono stati degli intendimenti diplomatici dai tempi di Deng Xiaoping, poiché la Cina e il Giappone non vorrebbero scontrarsi nella disputa sulle isole Senkaku. Questa volta, comunque, il Giappone ha annullato l’accordo e ha espresso un forte disappunto sui diritti territoriali, giustificandondo l’arresto del pescatore cinese sulla base della legge giapponese. Ciò ha sorpreso e indispettito il governo cinese.
Dopo l’incidente, le autorità cinesi hanno deciso di inviare motovedette che sono quasi del tutto sotto autorità militare per proteggere i pescatori cinesi che lavorano intorno alle isole Senkaku. Per la prima volta, si è verificata una situazione in cui il Giappone (la Guardia Costiera) e la Cina (una motovedetta semi-militare sotto l’autorità del Dipartimento dell’Agricoltura) si confrontano sulla questione marittima. È una situazione nella quale la battaglia potrebbe verificarsi tra la Cina e il Giappone. Una situazione che non si è profilata per sessantacinque anni dalla guerra nel Pacifico Asiatico, ma che adesso appare in lontananza e potrebbe vedere il Giappone come vincitore. (Al posto dello slogan “Stati Uniti-Inghilterra demoni” usato durante la seconda guerra mondiale, la minaccia della Cina diverrà il target della propaganda giapponese). Le isole Senkaku, lungo le isole Nansha e il Mar Giallo, stanno ricoprendo un ruolo sempre più importante nella disputa sulle acque territoriali nella quale la Cina e i paesi limitrofi, con il supporto statunitense, si confrontano.
Gli Stati Uniti istigano Maehara con delle politiche belligeranti (Kosensaku).
Nell’incidente riportato questa volta nei mass media giapponesi, la Guardia Costiera ha controllato in maniera appropriata la condotta illegale del peschereccio cinese e il governo cinese non è giustificato nel criticare questo atteggiamento. Tuttavia, in passato, le autorità giapponesi non hanno mai arrestato o incriminato un peschereccio cinese, sebbene si siano verificati degli inseguimenti. Il punto cruciale di questo arresto e dell’accusa non è la reazione della Cina o la condotta del peschereccio. Piuttosto, è la volontà della parte attiva politicamente del governo giapponese ad arrestare ed incriminare quando essa comprende perfettamente che questo atteggiamento non sarà gradito alla Cina. La questione è il perché il governo giapponese adesso stia agendo per dar fastidio alla Cina.
Scrivendo questo, so che riceverò dei messaggi di critica che affermano “le risposte giapponesi precedenti erano sbagliate. Per la prima volta, il governo giapponese ha adottato un atteggiamento dignitoso nei confronti della Cina. Sbagli a prendere questa posizione dopo le ultime dichiarazioni giapponesi”. Tuttavia, per quanto mi riguarda, ciò che è importante non è ciò che è giusto. Ciò che è giusto differisce totalmente tra Cina e Giappone. Entrambe le popolazioni cinese e giapponese sono infiammate dalle agitazioni dei media e parlano del bene e del male. Ma parlare del bene e del male è un ostacolo che deforma l’analisi.
Per tornare alla mia storia… perché il governo giapponese manda in collere l’esecutivo cinese? Ciò che viene come prima cosa in mente è il dondolio della dipendenza dagli Stati Uniti all’interno dei circoli politici e burocratici, e all’interno del Partito Democratico. Sotto l’amministrazione Hatoyama dall’autunno del 2009 alla primavera del 2010, la popolazione di Okinawa si è opposta alle basi statunitensi mentre gli stessi Stati Uniti stavano affrontando problemi finanziari in continuo peggioramento e i Repubblicani nel Congresso criticavano Obama, affermando che gli Stati Uniti stanno spendendo troppi soldi per le basi fuori dagli Stati Uniti. (Ciò a fronte del fatto che il complesso industriale-militare degli Stati Uniti è supportato dai Repubblicani). Nel futuro, comincerà la seconda fase della recessione e il governo statunitense dovrà prendere misure finanziare addizionali. Sarà chiaro che maggiore è il debito finanziario, più importante è la ragione di ritirare le truppe statunitensi dal Giappone, dalla Corea e dall’Europa.
Perfino in questo tipo di situazione, comunque, se il Giappone e la Cina non sono sull’orlo del conflitto armato, le truppe statunitensi non verranno ritirate da Okinawa, e la dipendenza del Giappone dai gruppi statunitensi che promuovono l’alleanza tra Giappone e Stati Uniti (Ampo) potranno avere lunga vita.
Un’altra idea è che, al contrario, gli Stati Uniti potrebbero condurre il Giappone e la Cina allo scontro. Approfittando dell’incidente di Cheonan del marzo scorzo, gli Stati Uniti presero le parti della Corea del Sud, accrebbero le tensioni in Corea del Nord e mandarono in collera la Cina a causa dei suoi interessi nel Nord. Gli Stati Uniti inoltre tornarono in Vietnam, che da parte sua è preoccupato per lo scontro con la Cina sulle isole Nansha. Questo incidente a Senkaku è dello stesso tipo. Gli Stati Uniti fanno pressione sulla Corea, sul Giappone e sul Vietnam per accerchiare nettamente la Cina.
Le Forze di Auto-Difesa giapponesi e gli Stati Uniti stanno pianificando di condurre delle esercitazioni militari congiunte a dicembre intorno alle isole Senkaku e Yaeyama, che sono collocate al largo della costa est del Taiwan, sulla base del fatto che la Cina potrebbe invadere Taiwan dall’est. Useranno la marina cinese come nemico ipotetico nelle esercitazioni tese alla prevenzione dell’invasione cinese con una forza congiunta tra Giappone e Stati Uniti. Simili esercitazioni militari statunitensi e giapponesi si sono già verificate in agosto ad Okinawa e Kyushu. Quando si pensa a questo tipo di attività e all’arresto e all’accusa del pescatore cinese, sembra che gli Stati Uniti abbiano condotto il Giappone verso l’ostilità nei confronti della Cina.
Il Wall Street Journal riporta un articolo che suggerisce che, avendo vinto il Partito Democratico le elezioni per la leadership del paese, Kan dovrebbe rafforzare l’alleanza con gli Stati Uniti.
Il Giappone ha persuaso gli Stati Uniti che l’ostilità nei confronti della Cina non è invincibile. Ma considerando il fatto che gli Stati Uniti stanno cooperando in termini generali con la Corea del Sud e con il Vietnam, e stanno collegando abilmente la difficoltà del Giappone agli Stati Uniti, che sta adottando una strategia (aimai) vaga nell’essere sia amico che nemico con la Cina, è difficile immaginare che il Giappone sarebbe capace di prendere l’iniziativa per guidare gli Stati Uniti. Il governo giapponese ha dovuto prestare attenzione alla situazione almeno degli ultimi sette anni nei quali l’Inghilterra e Israele provavano a istigare gli Stati Uniti e hanno fallito.
Nel caso in cui gli Stati Uniti conducano il Giappone a divenire ostile nei confronti della Cina, la persona con il più grande potenziale in qualità di agente per il Giappone è il nuovo Ministro degli Affari Esteri Maehara Seiji, che ha controllato la Guardia Costiera come Ministro del Territorio e dei Trasporti e ha anche un buon rapporto con i politici statunitensi. Nel nuovo gabinetto, Maehara è divenuto Ministro degli Esteri, è ciò significa che il Giappone è come se si sia reso meno ostile alla Cina. Potrebbe essere che gli Stati Uniti abbiano operato pressioni sul Primo Ministro Kan per nominare Maehara. Okada ha resistito al cambiamento, ma nominato da Kan, si è dimesso e, al posto suo, Maehara, favorevole alla dipendenza dagli Stati Uniti, è divenuto Ministro degli Esteri.
Dall’ultimo autunno, il Ministro degli Affari Esteri è stato trattato freddamente da Hatoyama e Ozawa. Non solo l’Ambasciatore giapponese in Cina, ma perfino l’Ambasciatore negli Stati Uniti, non sono stati burocrati del Ministro degli Affari Esteri. Il Ministro degli Affari Esteri, il porta bandiera favorevole alla dipendenza dagli Stati Uniti, è come se sia stato resuscitato immediatamente dall’incarico di Maehara a Ministro degli Affari Esteri. Nel frattempo, l’Ambasciatore in Cina Niwa Uichiro, il quale è stato il primo Ambasciatore non nominato dal governo, potrebbe essere chiamato a dimettersi alla prima occasione. Maehara, in risposta alla questione industriale-militare statunitense, potrebbe manovrare il Primo Ministro Kan, che non è indeciso, e potrebbe, come un ufficiale militare giovane, farsi spudoratamente carico di politiche belligeranti anti-cinesi una dopo l’altra ed essere lodato dai mass-media con la sua prospettiva di dipendenza pro-statunitense. Così l’amministrazione di Kan potrebbe divenire virtualmente l’amministrazione di Maehara. Se Maehara si muove astutamente, potrebbe divenire il prossimo Primo Ministro.
Gli Stati Uniti spingono il Giappone a sfidare la Cina dopo che la Cina è divenuta forte
Dato che Maehara è un leader carismatico giovane ed è manipolato dagli Stati Uniti, e potrebbe arrivare a sfidare in maniera aggressiva e autodistruttiva le grandi potenze vicine non statunitensi, potrebbe essere definito il Saakashvili del Giappone.
Come il presidente georgiano Saakashvili, che giunge ad un impasse dopo essere stato istigato dagli Stati Uniti ad muovere guerra alla Russia e ad essere sconfitto, la nuova strategia di Maehara e di altri leader favorevoli all’appoggio statunitense di essere ostili alla Cina sarà difficile da sostenere. Gli Stati Uniti, che hanno appoggiato entrambi, devono aiutare la Cina a continuare ad acquistare bond del tesoro statunitensi. Il Segretario del Tesoro degli Stati Uniti Geithner, mentre critica la Cina per aver fallito a rafforzare la propria moneta, afferma che non è bene criticare eccessivamente la Cina perché le industrie americane devono approfittare dei mercati cinesi. E così egli si oppone ai tentativi del Congresso di lanciare una guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina bypassando una legge che impone delle sanzioni economiche alla Cina.
Gli Stati Uniti continuano a negoziare con la Cina anche se affrontano la Cina e lasciano che l’industria americana guadagni soldi in Cina. Tuttavia, le nuove politiche del Giappone anti-cinesi differiscono dalla strategia americana, che è flessibile e abile. Il risultato è che l’industria giapponese è stata sanzionata dalla Cina mentre il Giappone segue l’indirizzamento degli Stati Uniti ad essere ostile nei confronti della Cina, così che è stata usata dagli Stati Uniti come soldati al fronte, nella misura in cui non può ritirarsi quando gli Stati Uniti si ritirano, anche se le industrie statunitensi continuano ancora a raggiungere un profitto in Cina.
La Corea del Sud sotto il suo presidente Lee Myung-bak, quando fu istigato dagli Stati Uniti riguardo all’incidente di Cheonan, si scontrò con la teoria della colpevolezza della Corea del Nord sull’evidenza insufficiente, ma quando respinse la Cina e la Russia, provò la riconciliazione con la Corea del Nord solo per cadere nella più grande confusione politica. Questo è un esempio di fallimento quando accade di essere usati come soldati al fronte da parte degli Stati Uniti.
Quando i neo-cons salirono al potere negli Stati Uniti, Maehara fu definito il neo-con del Giappone. I neo-cons statunitensi hanno una strategia profonda. Se Mahara attualmente fosse un neo-con, ciò andrebbe bene, ma probabilmente lui è una marionetta dei neo-cons. Istigato dagli Stati Uniti e avendo gli Stati Uniti perfino preparato un patto per farlo salire al potere, potrebbe un giorno conquistarlo effettivamente. Ma alla fine, la smagliatura potrebbe essere ricucita dagli Stati Uniti prima che egli la realizzi e che giunga ad un impasse, tenendo il paese con lui come un passeggero viaggiatore.
I neo-cons americani sono segreti sostenitori della multipolarizzazione. Hanno l’effetto di distruggere gli Stati Uniti e i suoi alleati (Gran Bretagna, Giappone, Corea del Sud, Israele) per mezzo delle politiche radicali che enfatizzano oltremodo gli affari militari, con il risultato che le nazioni appartenenti al BRIC, ossia Brasile, Russia, India e Cina, e altri paesi in via di sviluppo, possono agire liberamente in un mondo multipolare, perfino per costruire un nuovo ordine mondiale nel quale lo sviluppo economico dei paesi in via di sviluppo trasformi il mondo. È molto pericoloso divenire una marionetta dei neo-cons (apparentemente, un amico). Se il Giappone vuole mantenere la dipendenza dagli Stati Uniti più a lungo possibile, piuttosto che applicare la strategia belligerante di Maehara, sarebbe meglio usare la strategia tradizionale di “far finta di non essere lì (inai furi)” o “esseri incapaci (muno)”. In questo modo, il Gippone non è stata portato all’auto-distruzione. È meglio fermarsi prima di giungere agli estremi, maldestramente, e semplicisticamente (ippon-yari ni), ed essere costretto a rinunciare quando l’approccio fallisce.
Dall’inizio, se il Giappone stesse sfidando la Cina, si sarebbe dovuta fermare diversi anni fa quando la Cina era ancora economicamente e militarmente debole. In realtà, gli Stati Uniti stavano poi mettendo dei freni in maniera tale che il Giappone non sarebbe stato ostile alla Cina. Ma adesso che la Cina ha cominciato ad essere forte, e che gli Stati Uniti sono ad un passo dal collasso, gli Stati Uniti stanno incoraggiando il Giappone a sfidare la Cina.
L’intenzione di proteggere Taiwan fa sì che Taiwan diventi anti-giapponese
C’è un’altra cosa. Taiwan sotto la legge del Guomindang è irritato dalla posizione del Giappone nei confronti della Cina. Il Giappone e gli Stati Uniti hanno condotto esercitazioni militari per proteggere Taiwan dall’invasione cinese. Ma Taiwan stesso sta conducendo esercitazioni militari congiuntamente con la Cina per ricerca e salvataggio con intenzioni non belligeranti nello stretto di Taiwan. La Cina sta conducendo esercitazioni militari per ricerca e salvataggio congiuntamente con l’Asia Centrale, la Russia, l’India e così via, con quegli Stati con cui la Cina ha stretto relazioni amichevoli negli ultimi anni, come parte di una strategia di riconciliazione militare. La luna di miele della Cina con Taiwan per l’instaurazione di relazioni amichevoli future è cominciata.
Taiwan è da parte sua sul punto di essere assorbito dalla Cina. Allo stesso tempo, a Taiwan è concesso guadagnare soldi nel mercato cinese, e concludere FTAs con i paesi del sud est asiatico, cha stanno entrando nella sfera di influenza cinese, ed è protetto dalla Cina dal momento in cui è entrato sotto l’ombrello cinese e non può essere sottoposto a forti pressioni. In tale situazione, il Giappone rinforza l’opposizione alla Cina riguardo alle isole Senkaku a soli 200 chilometri da Taiwan ed è prevista un’esercitazione militare tra Stati Uniti e Giappone con il pretesto di proteggere Taiwan dall’aggressione cinese. Il governo taiwanese è irritato dal Giappone, ma sta anche cercando di evitare che la popolazione vada a protestare per le isole Senkaku.
Allo stesso tempo il Guomindang deve sorridere pensando “ questo porterà ad unire l’opinione pubblica cinese e taiwanese contro il Giappone e a mettere in un angolo i sostenitori del Giappone e il Partito Progressivo Democratico Anti-Cinese”.
In passato, il Partito Comunista e il Guomindang, per resistenza contro il Giappone, si arruolarono due volte formando un fronte unito. Nel futuro, se il Giappone protesterà in maniera aggressiva per i propri diritti territoriali sulle isole Senkaku, e se il movimento anti-giapponese si intensificherà sia in Cina che in Taiwan sul recupero delle Diaoyutai, potrebbe crearsi un’atmosfera che promuoverà il terzo fronte unito CCP-Guomindang e il loro consolidamento potrebbe essere rafforzato. Le forze indipendenti di Taiwan lo anticipano, preoccupandosi a tal proposito.
Dato che ormai gli Stati Uniti non possono più essere anti-cinesi a causa della crisi finanziaria e del collasso del dollaro, e che abbandonano il Giappone e vanno via dal controllo del lontano oriente, il controllo di Taiwan potrebbe essere preso dalla Cina, la Corea potrebbe avviare la conciliazione tra nord e sud e la posizione pro-cinese, e il sud est asiatico potrebbe collocarsi sotto l’ombrello cinese. Quanto al Giappone, dopo essere stato abbandonato dagli Stati Uniti mentre ancora si schierava contro la Cina, sono molto motivato a discutere sulla materia.
(Traduzione di Alessia Chiriatti)
* Tanaka Sakai è direttore di “Tanaka News” e saggista.